Buongiorno, le faccio questa breve intervista, destinata al mio blog, per capire la difficoltà del momento, comprendere le sue basi storiche, per incoraggiare alla conoscenza, alla ricerca, all’approfondimento e, quindi, perché si realizzino i valori di una concezione democratica dell’educazione e dell’organizzazione sociale.

Mi ricorda, in poche parole, quando e perché lei è stato chiamato apostolo laico dei nostri tempi?

In occasione della mia morte, nell’aula del Senato, il Presidente affermò che la mia opera fu di alto rilievo e reca l'impronta di una spiccata personalità. Si può ben affermare che la mia scomparsa, prima ancora che un gravissimo lutto per l'Italia e per il Parlamento, rappresenta una irreparabile perdita per il mondo della cultura e dell'arte e per gli oppressi e i diseredati che trovarono in me il Campione del loro riscatto spirituale e materiale.

Patriota, ambientalista, filantropo, antifascista, educatore e politico italiano, cosa l’ha portato, per lunghi anni a percorrere, a piedi o a dorso di mulo, le zone più impervie della Basilicata e della Calabria, della Sicilia e della Sardegna, svolgendo, nonostante la ristrettezza dei mezzi finanziari, un'opera di altissimo significato che si è concretizzata nella creazione di asili, scuole per adulti analfabeti, biblioteche popolari, ambulatori, cooperative di produzione e di consumo.

Il segreto di ogni riuscita è di perseverare: non chiedendo a sé stessi l’impossibile ma avendo fede nell’impossibile. Cerco invano di addormentarmi per non morire di malinconia: cerco invano un perché a tanto penare, una giustificazione, uno scopo, a tanta assenza di bene: cerco invano di esaltarmi sognando la freschezza mattutina del mondo avvenire, pensando alla potenza dell'amore che saprà un giorno raggiungere anche questo angolo obliato della terra.

Lei ritiene di non avere potuto proseguire nell'opera organizzativa così ardentemente perseguita negli anni precedenti al suo arresto per antifascismo nel 1941, all’incarcerazione, al confino a Paestum solo perché aveva condiviso la convinzione che Mussolini fosse l’unico e vero mandante del delitto Matteotti, che il re, non ne aveva tratto occasione per mettere fine all'avventura fascista, che l'autorità ecclesiastica, per paura del comunismo, aveva finto che non fosse avvenuto quel che era sotto gli occhi di tutti?

Il fascismo è un tumore maligno nel corpo della nazione.

Grazie e buona vita eterna.

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