A Bruxelles, nel 1985, cominciai a occuparmi del bergamotto quando il frutto era considerato un prodotto destinato esclusivamente al settore industriale. Di conseguenza, poiché non era destinato all'alimentazione umana, i produttori di bergamotto venivano esclusi dai benefici economici, che avrebbero goduto tutti gli altri agrumicoltori.
Dalla buccia del frutto si ottiene l'essenza, il cosiddetto olio o spirito, destinato alle industrie profumiere e farmaceutiche. Tale essenza è considerata il migliore fissatore dei profumi e consente a ogni fragranza di durare per molto più tempo. I prodotti realizzati con fissatori più economici hanno, sul mercato, prezzi più bassi. Quindi, il prezzo di un profumo è direttamente proporzionale, in buona parte, al valore del fissatore.
Sia ben chiaro, che l'esclusività del bergamotto risiede nell'essenza e non nell'areale di vegetazione. Infatti è l'ottima resa qualitativa e quantitativa dell'essenza che si ottiene da questo agrume, coltivato nella fascia costiera del basso ionio reggino, che ne fa un prodotto esclusivo ed originale. Nell'immaginario collettivo si ritiene, sbagliando, che la pianta non possa vegetare in altre parti del mondo e che cresca esclusivamente nella città metropolitana di Reggio Calabria. Si legge, inoltre, e non dovrebbe succedere, che alcune aziende pubblicizzano che la coltivazione sia endemica di tutta la Calabria. L'utilizzazione del " principe degli agrumi", anche nell'industria della pasticceria, dei liquori, delle bevande e delle bibite, ha spinto, grazie anche a interessanti contributi monetari pubblici, ad aumentare la superficie di produzione.
Si augura che "la ricerca" sul prodotto possa accrescere ulteriormente il suo valore, allontanando, il timore che il bergamotto possa scomparire, come è avvenuto con la pianta del gelsomino, che aveva lo stesso areale sul basso ionio reggino e il cui fiore era destinato al settore industriale.