Fino a quando non ho avuto modo di raggiungere, in tempi diversi, due luoghi ameni ricadenti nel comune di Reggio Calabria, dove c’erano segni di attività estrattive, le mie conoscenze, sulle località minerarie del reggino, si limitavano solo a quelle situate nel territorio dello Stilaro, che si estende sul versante ionico delle Serre reggine.

Il luogo più sensazionale e che ho conosciuto per primo, si trova lungo il corso della fiumara Valanidi, dove, la presenza di affioramenti minerali sono evidenziati dall’attività dell' acqua che, venendo a contatto con il minerale ramoso, rende la parete e l’acqua sorgiva di un colore tendente all’azzurro. Il sito si raggiunge dalla frazione di Trunca. L'altro luogo visibile cioè l'ingresso di una vecchia miniera, sito nel quartiere Arangea in provincia di Reggio Calabria, dove avveniva la lavorazione del rame, del piombo e dell’argento, l'ho visto, esplorando il territorio con i miei studenti. Successivamente ho appurato che questa struttura era strettamente collegata alla attività estrattiva del Valanidi, ed era stata costruita lungo la fiumara Sant’Agata, per sfruttare la forza dell’acqua del fiume. Ho saputo che la fonderia si trovava in un villaggio, nel quale si parlava tedesco per la presenza di operai, minatori, militari e tecnici provenienti dalla Sassonia e  che costruirono anche una chiesetta dedicata a San Giovanni Nepomuceno, Santo di origine boema e protettore dei lavoratori dei metalli.

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