Il percorso che porta gli alpinisti sulle vette delle montagne evoca quello che conduce i cattolici alla Santa Pasqua di Resurrezione. Il raggiungimento di una vetta e la Pasqua sono due importanti risultati che sottendono difficoltà e queste, tanto più ci sono state e sono state superate, tanto più porteranno tanta felicità.
La vista dalla vetta e il sapere di essere arrivati in alto sono la giusta gratificazione per aver raggiunto l’obiettivo finale. Normalmente, l’avvicinamento e la ricerca di vedere oltre il proprio "Orizzonte", facilitano l’integrazione della diversità dei ruoli, favoriscono la crescita esperenziale, consentono di comprendere meglio i bisogni reali di chi cammina, di recuperare il senso dello stare insieme, di favorire la circolazione delle idee, di riconoscere e di apprezzare il senso del lavoro di tutti, di favorire il superamento del corporativismo e delle contrapposizioni che sono il frutto di chiusure e di prevaricazione. Ognuno è responsabile dei meriti o demeriti, di quanto deciso o non deciso, fatto o non fatto. Lo sguardo dalla vetta indirizzerà il pensiero verso la diversità e la complessità’ degli elementi dell’ambiente che costituiscono un processo organizzativo naturale, non dimenticando, nel contempo, che anche la successiva discesa concorre al raggiungimento del successo.