Le faccio questa breve intervista, destinata al mio blog, per capire la difficoltà del momento, comprendere le sue basi storiche, per incoraggiare alla conoscenza, alla ricerca, all’approfondimento e, quindi, perché si realizzino i valori di una concezione democratica dell’educazione e dell’organizzazione sociale.
Lei è stato un architetto e urbanista di primo piano dell' architettura italiana nel periodo fascista, cosa intendeva quando affermava che quel razionalismo che si vuole proclamare bello e perfetto oggi, evidentemente non lo sarà più domani?
Per i razionalisti chi non è con loro è fuori del vero: tutto quanto non è conforme alle loro leggi è errato. Essi ammettono dunque, in arte, un punto fisso di arrivo, al di qua e al di là del quale è l’oscurità. Ma non è l’arte un continuo divenire? Lo stesso perenne mutamento di necessità non dovrebbe razionalmente portare ad un continuo mutamento nelle forme?
Lei che ha disegnato anche un’opera monumentale nella colonia Franchetti di Mannoli, oggi base scout in Aspromonte, come vede la nostra architettura degli anni trenta?
Io vedo la nostra architettura in una grande compostezza e in una perfetta misura. Accetterà le proporzioni nuove consentite dai nuovi materiali, ma sempre subordinandole alla divina armonia che è la essenza di tutte le nostre arti e del nostro spirito. Accetterà, sempre più, la rinunzia alle vuote formule e alle incolori ripetizioni, la assoluta semplicità e sincerità delle forme, ma non potrà sempre ripudiare per partito preso la carezza di una decorazione opportuna.
Per chiarire il concetto di modernità nazionale, quale è la sua opinione rispetto alle opere costruite dal 1933 al 1936?
Ad un esame più completo e approfondito queste opere denunciano una fisionomia unitaria, organicamente coerente e stilisticamente definita, non soltanto in obbedienza ai canoni di gusto attuale ma in diretto rapporto con influenze nazionali. Questa impressione di nazionalità può essere messa in dubbio da quei pochissimi critici che, per partito preso, o per difetto di competenza o per incapacità di senso di osservazione, confondono in un'unica impressione generica qualsiasi opera di architettura moderna e per la estensione del movimento moderno di diversissime regioni vogliono, ad ogni costo, reagire a questo internazionalismo apparente non con una accettazione nazionale delle grandi correnti di gusto ma con una infantile negazione totalitaria.
Grazie e buona vita