Don Luigi Ciotti è giunto, a Reggio Calabria, per ricevere, dal Circolo Rhegium Julii, il premio nazionale, edizione 2020-21, per la saggistica “Leonida Repaci” per il testo “L’amore non basta” . In occasione della consegna, facendo un salto felino, approfittando di un raro momento che non era circondato da amici, estimatori e dai giornalisti, mi sono presentato a lui come uomo del Club alpino Italiano e gli ho chiesto
perché nel suo curriculum non venisse mai citata la sua anima ambientalista, di essere un Uomo del Club Alpino Italiano che rinnova annualmente la sua tessera e di essere stato insignito del Premio Gambrinus “Giuseppe Mazzotti”, anche per “la particolare attenzione ed efficace coerente responsabile azione rivolta alla difesa dell’ambiente e del paesaggio gravemente minacciati dall’inquinamento, dalla cementificazione selvaggia, dalle discariche abusive, ecc.”? A sentire queste parole, il prete, di origine cadorina, “combattente in prima linea contro tutte le mafie”, fondatore del “Gruppo Abele” e ideatore di “Libera”, visibilmente sorpreso e sorridente, ha sussultato e, con il piglio di un orgoglioso montanaro, ringraziandomi per la domanda mi ha detto quello che già i soci del CAI sanno, che da sempre è iscritto al Club Alpino Italiano, sezione di Pieve di Cadore. L’ho invitato a farci fare una foto da mia moglie, anche lei iscritta al CAI da 30 anni e, annuendo si è rivolta a lei dicendole “ Lei è una santa donna”. Credo che in quel momento pensava alle molte mogli che hanno i mariti appassionati di montagna e che si interessano del nostro sodalizio, anche lontano dalle amate montagne. L’ho salutato con l’augurio di continuare a camminare sul sentiero, spesso in salita, che ha tracciato non solo per gli ultimi, ma anche per le problematiche ambientali. Sempre dalla sua parte.