Le faccio questa breve intervista, destinata al mio blog, per capire la difficoltà del momento, comprendere le sue basi storiche, per incoraggiare alla conoscenza, alla ricerca, all’approfondimento e, quindi, perché si realizzino i valori di una concezione democratica dell’educazione e dell’organizzazione sociale. 

Lei che è un stato esponente sindacalista italiano di origini contadine del dopoguerra, ha detto che i padroni non considerano il lavoratore un uomo, lo considerano una macchina, un automa. Cos'è per lei il lavoratore?


Il lavoratore non è un attrezzo qualsiasi, non si affitta, non si vende. Il lavoratore è un uomo, ha una sua personalità, un suo amor proprio, una sua idea, una sua opinione politica, una sua fede religiosa e vuole che questi suoi diritti vengano rispettati da tutti e in primo luogo dal padrone.

Lei è figlio di un bracciante pugliese, ed è stato un bracciante semianalfabeta, come fu per lei il distacco dalla scuola?
Il distacco dalla scuola fu una grande amarezza. Amavo molto la lettura e ogni pagina di libro era come una rivelazione per me. Avevo sete di quelle rivelazioni.

Lei che è stato un politico e antifascista, ha sostenuto di non essere, di non aver mai preteso ne di pretendere di essere un uomo rappresentativo della cultura. Di cosa è rappresentativo?
Io credo di essere rappresentativo di quegli strati profondi delle masse popolari più umili e più povere che aspirano alla cultura, che si sforzano di studiare e cercano di raggiungere quel grado del sapere che permetta loro non solo di assicurare la propria elevazione come persone singole, di sviluppare la propria personalità, ma di conquistarsi quella condizione che conferisce alle masse popolari un senso più elevato della propria funzione sociale, della propria dignità nazionale e umana. La cultura non soltanto libera queste masse dai pregiudizi che derivano dall'ignoranza, dai limiti che questa pone all'orizzonte degli uomini: la cultura è anche uno strumento per andare avanti e far andare avanti, progredire e innalzare tutta la società nazionale.

Grazie e buona vita

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