La Calabria, nel 1951, è stata interessata da uno spaventoso nubifragio. Dal massiccio dell’Aspromonte, tante fiumare hanno rotto gli argini. Le impetuose acque hanno distrutto pascoli e travolto ponti, scardinato linee elettriche, telefoniche e telegrafiche.
Molte famiglie, sorprese nel sonno, sono state sepolte sotto le loro case dalla furia delle acque che hanno spazzato anche interi villaggi. I morti sono stati parecchie decine mentre tante persone sono rimaste senza un tetto. Poco meno di 200 fanciulli profughi sono stati inviati dalla Croce Rossa, in due scaglioni, a Suna, sul lago Maggiore, nella colonia Ettore Motta, estesa oltre 100.000 metri quadrati e messa a disposizione dalla società Edison. Qui i bimbi hanno frequentato la scuola, studiato l’italiano e hanno ricevuto libri e corredi scolastici. Quando il tempo era bello, facevano lezioni all’aperto. Inizialmente avevano avuto difficoltà con le istitutrici che per capirli avevano studiato il calabrese. Hanno avuto modo, pure, di conoscere il panettone e il risotto. Uno di loro, si racconta, che aveva difficoltà di deambulazione, è stato operato ai piedi presso l’ospedale “Principessa Iolanda” e aveva cominciato, seppure a fatica a camminare. Certe gesta qualificano, indipendentemente dal luogo dove si verificano, da sempre, chi le fa e le pongono in quella storia meno conosciuta ma non certo meno importante.