Come sarebbe bello che gli enti territoriali competenti, forti di quanto è avvenuto nella scorsa estate, avessero già messo in atto ogni mezzo per governare e valorizzare il territorio al fine di prevenire l'insorgenza di nuovi incendi! La maggiore conoscenza dei processi ecologici che stanno alla base della vita, avranno spinto quegli enti a utilizzare nuovi modelli di sviluppo più sostenibili nei quali “faranno da padrone” gli indici di sostenibilità che conducono alla valutazione della qualità ambientale?
Consapevoli delle interdipendenze e della tutela, avranno realizzato o previsto di eseguire opere e interventi che prevengono anche il dissesto idrogeologico e l’inquinamento, ovvero la gestione del rischio applicato ai pericoli non ancora identificati ma potenziali di cui non si hanno sufficienti certezze? Non vorremmo che l'approccio utilizzato, dal momento che le aree interessate dagli incendi non erano esclusivamente boschive, sia stato esclusivamente selvicolturale. A titolo d'esempio, avranno previsto e realizzato la rimozione di inneschi rappresentati dai resti di piante carbonizzate, la rimozione di piante sottili e secche del sottobosco, ma anche la riduzione della pressione turistica e il controllo dei coltivi abbandonati e degli incolti? Avranno realizzato corridoi ecologici per favorire lo spostamento della fauna e lo scambio dei patrimoni genetici tra le specie presenti, facendo così aumentare il grado di biodiversità? Lo auspichiamo perché ci piacerebbe avere un chiaro segnale di cambiamento.