Il reticolo idrografico è stato studiato in passato non solo per sviluppare attività irrigue e per emungere acqua da falde sotterranee, ma anche per realizzare attività economiche come quella molitoria. Il mulino, più affine all'agricoltura, ha trovato nell'acqua un valido alleato per essere azionato, soprattutto per la trasformazione dei cereali in farina.

Nel territorio più meridionale, conosciuto erroneamente per la scarsità idrica, gli opifici, naturalmente, erano realizzati in prossimità di corsi d'acqua dai quali puntualmente si originavano canali artificiali per alimentarli. Quindi la scelta dell'ubicazione del mulino idraulico rispondeva a diverse necessità che tenevano conto dell'orografia dei luoghi, della stabilità dei versanti, dell'accessibilità con animali da soma come muli e asini, del costo per la realizzazione e dalla possibilità di realizzare un salto con un percorso di lunghezza limitata. I canali erano, per lo più a cielo aperto, la cui pendenza era tale da poter dare un'adeguata forza all'acqua per fare girare le pale del mulino, trasformando l'energia cinetica in energia meccanica. In ogni area il mulino era un riferimento importante per i produttori di cereali e per i loro acquirenti che difficilmente si recavano lontano per conferire, i primi, e acquistare, i secondi, i prodotti dell'attività molitoria. Buona ricerca e buona visita.
In Aspromonte non tutti i mulini sono oggi raggiungibili con mezzi meccanici. Di alcuni rimangono ruderi e di altri solo l'indicazione cartografica della loro ubicazione

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