Non ho impiegato molto tempo a rendermi conto, sorvolando, recentemente, la costa del reggino, che quelle linee verdi, che dalle montagne scendevano verso il mare, erano corsi d’acqua inverditi. Il primo pensiero è andato ai recenti eventi alluvionali delle Marche e a quelli passati che hanno letteralmente cambiato la geografia aspromontana con importanti ripercussioni nel campo economico, sociale e politico.

Non ho avuto alcuna difficoltà a domandarmi se, in attesa dei probabili e ricorrenti straordinari eventi pluviometrici di fino autunno inizio inverno che solitamente accadono nel territorio che Giustino Fortunato ha definito uno "sfasciume pendulo sul mare", gli enti locali hanno predisposto un piano aggiornato e possibilmente efficace per contenere i danni alle cose e alle persone. Il mio sguardo è diventato cupo e la tristezza mi ha pervaso. Ancora giungono notizie che, come in passato, importanti quantità di denaro pubblico vengono erogate come sussidio, in gran parte, a persone in posizione di svantaggio nel mercato del lavoro. Costoro, in cambio avrebbero e dovrebbero svolgere opere e servizi ambientali a beneficio del territorio e della sua popolazione. Personalmente non ho mai visto i risultati attesi, con buona pace per la produttività, ormai da tempo sconosciuta. Ho rilevato, purtroppo, che una significativa “fetta” dei giovani abitanti nelle aree interne aspirano a raggiungere il grado di soddisfazione dei beneficiari dei sussidi, con buona pace del sempre maggiore livello di assuefazione dei contribuenti ad accettare questa situazione.

 

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