L’autunno dalle temperature estive, i cambiamenti climatici, presunti o reali, insieme all'Europa che si attiva per rallentare la corsa dei prezzi energetici, saranno sufficienti per frenare il probabile esodo, delle popolazioni che vivono nelle fredde aree interne, verso le calde aree rivierasche? Ricordo che, qualche anno fa, il lungomare di un paese della costa Ionica del reggino accoglieva un numero esagerato di camper provenienti dai paesi del nord Europa. Questo fenomeno,
mi veniva riferito, era legato all'esoso costo totale, dei prodotti energetici, che i camperisti avrebbero dovuto sostenere, durante l'inverno, per riscaldare le loro case, per oltre 6 mesi. I loro alloggi, su ruote, erano confortevoli e molto accessoriati. Il clima meteorologico e sociale era ed è ancora molto favorevole alla loro iniziativa. Ho difficoltà a pensare che i centri rivieraschi siano pronti ad accogliere le popolazioni delle aree interne che, a seguito dell'aumento dei prodotti energetici insieme all’inflazione galoppante, si sposteranno in luoghi più caldi. Spero che, con questa emergenza energetica che aggrava i noti problemi atavici che attanagliano le aree collinari e montane, spesso e volentieri disattesi, non si metterà una pietra tombale sulla permanenza dell'uomo nelle terre alte.