La visione, della croce uncinata all’interno di un mosaico di una domus, nel parco del cavallo di Sibari, non mi ha fatto, questa volta, lo stesso effetto di quando la vidi incisa, in grande quantità, negli infissi del tetto interno della Cattedrale di Reggio Calabria. Prima di allora la associavo solamente al nazismo.

È stata mia madre, su mia richiesta, a spiegarmi che pur essendo uguali come disegno hanno un significato diverso. Il mio antico stupore è ancora comune ai tanti visitatori di luoghi dove vengono rinvenute. Compare su manufatti celtici e bizantini, monete greche, ecc.. La croce uncinata, associata al sole e al moto dell'universo, ha origini antiche. Successivamente, a seguito dell'adozione come emblema del partito nazista, alcune popolazioni la eliminarono per non essere associate a quel feroce regime nazionalista e razzista. La sua presenza è di buon auspicio, un portafortuna. È anche un simbolo religioso del potere divino. Chissà se la ricchezza, il fasto e la mollezza dei costumi della quale hanno goduto per anni gli abitanti dell'antica città di Sìbari, colonia achea, fondata nella seconda metà dell'8° sec. a.C., sulle coste del golfo di Taranto sia stata generata da questo simbolo?  Spero che questa visione mi porti fortuna e anche a tutti coloro che decideranno di vederla nell’interessante parco archeologico di Sibari.

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