Le faccio questa breve intervista, destinata al mio blog, per capire la difficoltà del momento, comprendere le sue basi storiche, per incoraggiare alla conoscenza, alla ricerca, all’approfondimento e, quindi, perché si realizzino i valori di una concezione democratica dell’educazione e dell’organizzazione sociale.

La sua testimonianza è importante per comprendere l’olocaustico e i suoi effetti nel tempo. Lei ha affermato che c’è Auschwitz, quindi non può esserci Dio. Non trovo una soluzione al dilemma. La cerco, ma non la trovo. Dopo Auschwitz, cosa è possibile e cosa è necessario cogliere della sua esperienza?

Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario.

Lei era un giovane chimico dai valori sicuri catapultato in un in una realtà governata da un sistema finalizzato a distruggere sistematicamente l'uomo. Perché ha detto che tutti coloro che dimenticano il loro passato, sono condannati a riviverlo?

Auschwitz è fuori di noi, ma è intorno a noi. La peste si è spenta, ma l’infezione serpeggia.

Lei è uno degli scrittori italiani più studiato nelle scuole, perché ha affermato che parte del nostro esistere ha sede nelle anime di chi ci accosta: ecco perché è non-umana l’esperienza di chi ha vissuto giorni in cui l’uomo è stato una cosa agli occhi dell’uomo?

Perché certe imprese per capirle bisogna farle, o almeno vederle.

Grazie e buona vita

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