Le faccio questa breve intervista, destinata al mio blog, per capire la difficoltà del momento, comprendere le sue basi storiche, per incoraggiare alla conoscenza, alla ricerca, all’approfondimento e, quindi, perché si realizzino i valori di una concezione democratica dell’educazione e dell’organizzazione sociale.

Lei è stato uno scrittore e venne nominato senatore il 4 aprile 1909. Agli inizi del secolo scorso, come descrisse la condizione orografica e geologica del nostro Mezzogiorno, a tal punto che è stata così efficace che poi venne ripresa da altri riformatori e intellettuali del Novecento, come Piero Calamandrei e Manlio Rossi-Doria?

La descrissi come uno sfasciume pendulo sul mare.

Lei, anche da illustre umanista, per quali motivi si è battuto per molti anni, da Parlamentare, per la gestione oculata delle risorse idriche, per il rimboschimento e la viabilità e, più in generale, per contrastare i fenomeni già all’epoca accentuati di dissesto idrogeologico?

Il meridione è quello che ne han fatto la natura ingrata e la sorte avversa: una gran causa di debolezza, politica ed economica, per tutta quanta l’Italia, il cui destino è quindi riposto nella resurrezione del Mezzogiorno.

Lei è stato un riferimento culturale e intellettuale per un gruppo molto ampio di politici e meridionalisti, anche ideologicamente lontani dal suo orientamento. Appena uscito dall’Università, saputo della esistenza in Napoli d’una sezione del Club Alpino Italiano è corso a iscriversi come socio. Quali sono stati gli effetti di questa scelta?

Ho coltivato una passione cui debbo, nonché la salute e la forza di resistenza a tutto il trentennio di elettorato, il proposito, mantenuto per più anni, di percorrere lungo l’Appennino dagli Abruzzi alle Calabrie, pedestremente, tutta intera la terra meridionale.

Grazie e buona vita

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