“Di questa frase di San Giovanni Bosco si dovrebbe fare tesoro ogni volta che ci si approccia a fare e a comunicare il proprio stato d'animo”. Così esordiva mia madre, nelle quotidiane chiacchierate sul divano del soggiorno o nella veranda sul mare, ogni volta che si discuteva di scientifiche dimenticanze, di ingratitudine umana, di anaffettività, di alessitimia, ecc..

Questo pensiero non dovrebbe fermare l'agire umano soprattutto quando è finalizzato a fare bene, ma dovrebbe servire a prevenire forme di delusione. Ci viene detto di non eccedere nel fare, di esercitare la gratitudine e di favorire il dialogo.  Ippocrate dice che lavorare, mangiare, bere, dormire, amare: tutto deve essere misurato. Ma viene anche suggerito di insegnare l'empatia, dare il buon esempio, allenare la gratitudine, non fare troppo, responsabilizzare i figli, incoraggiare il volontariato, cercare sempre il dialogo.  Si potrebbe cominciare a interrompere i rapporti e cessare le interazioni con le persone tossiche, concentrandosi sulla propria realtà e convalidando la propria identità? In ogni modo occorre evitare di vivere nell’ombra disfunzionale di qualcun altro. Purtroppo queste ed altre chiacchierate ormai sono scritte nel libro dei ricordi, quelli che mi accompagneranno fino alla fine.

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