Le faccio questa breve intervista, destinata al mio blog, per capire la difficoltà del momento, comprendere le sue basi storiche, per incoraggiare alla conoscenza, alla ricerca, all’approfondimento e, quindi, perché si realizzino i valori di una concezione democratica dell’educazione e dell’organizzazione sociale.
Lei, che è considerato uno dei più rispettati industriali della storia del novecento, ha detto che con i profitti a zero, la crisi non si risolve ma si incancrenisce e può produrre il peggio. Quindi quali sono le prospettive?
Noi abbiamo due sole prospettive: o uno scontro frontale per abbassare i salari o una serie di iniziative coraggiose e di rottura per eliminare i fenomeni più intollerabili di spreco e d’inefficienza. È inutile dire che questa è la nostra scelta.
Suo padre Edoardo, poiché riteneva che il bello educasse, che il gusto si affinasse dall'infanzia, la portava fin da bambino a visitare i musei. A lei piacciono le cose belle e ben fatte e ritiene, addirittura, che estetica ed etica si equivalgano. Le cose belle sono etiche, mentre le cose non etiche non sono belle: dall’evasione fiscale ai sotterfugi. Ci dica dell’arte e della creatività.
La passione per l’arte cresce con la maturità mentre la creatività è il piacere più grande. E’ il solo vero valore aggiunto della vita, capace di comprendere tutti gli altri.
Lei, che è stato un mito per tante generazioni di italiani, ha detto che l’Italia digerisce tutto, la sua forza sta nella mollezza degli apparati, nella pieghevolezza degli uomini politici, nelle capacità di adattamento degli italiani. Cosa pensa della politica?
Io non ho nessuna passione per la politica e per i politici. Riconosco che è un’attività necessaria e anzi che, almeno in teoria, è la più nobile di tutte, quella che gestisce gli interessi della polis, della comunità. Ma non mi piace l’inevitabile parzialità dei partiti e l’altrettanto inevitabile egoismo di chi li guida.
Grazie e buona vita