Trascorsa la festa patronale, che ricorre ancora la prima domenica di agosto, buona parte delle famiglie di Ferruzzano lasciavano le loro case per trasferirsi in precarie strutture abitative chiamate localmente “logge”. Queste venivano realizzate, nei giorni precedenti, sulla spiaggia sottostante la stazione ferroviaria.
Alla prima capanna si univano le altre, formando, nell’insieme, una lunga costruzione. La struttura portante era realizzata con pali. Le “prazzine”, cioè una sorta di pareti, costruite con canne e felci, venivano legate al telaio. Sul lato prospiciente il mare e quello opposto venivano legate, nella parte superiore e in una laterale, variopinte “pezzare” a mo' di porta, realizzate tessendo stracci. La socializzazione era inevitabile ma soprattutto voluta. Da vicini di “ruga”cioè di strada si diventava vicini di “loggia”. A fine agosto, smontate le “logge” e recuperati i materiali riutilizzabili, i ferruzzanesi ritornavano nelle loro case. Ricordo con nostalgia il tempo trascorso con i parenti al casello ferroviario dove alloggiavamo, ma ancora di più le interminabili ore trascorse tra il vociare delle persone delle logge e i profumi delle loro prelibatezze culinarie. Ho ancora negli occhi l’immagine dei grandi falò che si facevano con le felci rimaste sulla spiaggia e di tanto in tanto guardo in rete alcuni video che testimoniano quella estinta esperienza. Rinuncerei a un giorno di oggi per vivere un giorno con le “logge”.