Le faccio questa breve intervista, destinata al mio blog, per capire la difficoltà del momento, comprendere le sue basi storiche, per incoraggiare alla conoscenza, alla ricerca, all’approfondimento e, quindi, perché si realizzino i valori di una concezione democratica dell’educazione e dell’organizzazione sociale.
Lei che nel 1984 fu nominato senatore a vita ha detto che la prima condizione perché il dialogo sia possibile è il rispetto reciproco, che implica il dovere di comprendere lealmente ciò che l'altro dice. Come si è approcciato?
Ho imparato a rispettare le idee altrui, a capire prima di discutere, a discutere prima di condannare.
Nel campo degli studi politici, lei è stato autore di fondamentali saggi sui classici moderni e sugli elitisti italiani; è tornato più volte sul rapporto tra politica e cultura e sulla democrazia affermando che il compito degli uomini di cultura è più che mai oggi quello di seminare dei dubbi, non già di raccoglier certezze. Che cos’è la cultura?
Cultura è equilibrio intellettuale, riflessione critica, senso di discernimento, aborrimento di ogni semplificazione, di ogni manicheismo, di ogni parzialità.
La sua riflessione è stata ispirata all'esigenza di coniugare le istanze della libertà individuale con quelle dell'eguaglianza sociale (liberal-socialismo). Lei ha scritto che la storia umana è una storia di lacrime e di sangue. Come dissentire dall'immagine di Hegel che rappresenta la storia umana come un «immenso mattatoio? Come vede la società italiana?
Questa società italiana appare putrefatta e moralmente fiacca. Tutta, non soltanto il governo e il sottogoverno: tra chi sta dentro il palazzo e chi sta fuori c'è una corrispondenza. La corruzione dei politici e dei loro manager è una costante della vita politica italiana e forse non soltanto italiana: nasce soprattutto dal bisogno di procurarsi l'enorme quantità di soldi che i partiti e le loro correnti divorano, coinvolge tutti o quasi, creando una ragnatela di reciproci ricatti.
Grazie e buona vita