Chi morì, indossando solo uno straccio di veste che i soldati si sono poi divisi, con una corona di spine intorno alla testa, con il costato trafitto da una spada, con le mani e i piedi inchiodati ad una croce, non credo sia felice di sapere che qualche suo "seguace", che dovrebbe testimoniare la Sua regalità fino agli estremi confini della terra, incorona d'oro statue e promuove processioni con soste “strategiche”.

Queste tristi commistioni tra sacro e profano allontanano chi come me ha conosciuto e si è formato con sacerdoti come Don Mimmo Morabito, Don Italo Calabrò, caratterizzati dalla rinuncia ai segni del potere, ma anche di altre splendide figure del nostro tempo, conosciute attraverso le loro testimonianze di fede, come Don Lorenzo Milani, Don Giovanni Minzoni, Piegiorgio Frassati e  Don Tonino Bello. Costui, splendida figura ecclesiastica, ci ricorda che: «Pregare significa entrare nella logica del Vangelo, che è logica di povertà, logica di accoglienza, logica di servizio. Logica di abbandono, di fiducia, di festa, di speranza, di carità. Questa è la logica del Vangelo: non tanto accendere le candele e andar dietro le processioni...». Ci dice pure «Per i poveri anche una sagrestia può bastare! Solo allora potremo celebrare liturgie vere e riti credibili». E allora, a tutti i lettori di note sul mondo, buona estate nella quale le tradizioni siano tradizioni e la religione sia religione.

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