Le faccio questa breve intervista, destinata al mio blog, per capire la difficoltà del momento, comprendere le sue basi storiche, per incoraggiare alla conoscenza, alla ricerca, all’approfondimento e, quindi, perché si realizzino i valori di una concezione democratica dell’educazione e dell’organizzazione sociale.
Lei, scrittrice olandese di origine ebraica, ha detto che molti di coloro che oggi s'indignano per certe ingiustizie, a ben guardare s'indignano solo perché quelle ingiustizie toccano proprio a loro: quindi non è un'indignazione veramente radicata e profonda. Ha pure detto che si può essere tanto combattivi e attenti ai propri principi anche senza gonfiarsi di odio. In che modo si può influire moralmente sugli altri?
Se si vuole influire moralmente sugli altri, bisogna cominciare a prender sul serio la propria morale.
Lei che morì poco tempo dopo il suo arrivo ad Auschwitz, facendo riferimento alla persecuzione nazista degli ebrei ha detto che se tutto questo dolore non allarga i nostri orizzonti e non ci rende più umani, liberandoci dalle piccolezze e dalle cose superflue di questa vita, è stato inutile. Lei crede che sia soprattutto la paura di sprecarsi a sottrarre alle persone le loro forze migliori. Ci può dire quali sono le peggiori sofferenze per l’uomo?
Le peggiori sofferenze dell'uomo sono quelle che egli teme.
Prima di essere vittima dell’Olocausto ha scritto: io non sono la sola ad essere stanca, malata, triste o ansiosa, io sono tutt'uno con milioni di altri nel corso dei secoli, tutto questo è la vita. La vita si svolge interiormente e lo scenario esteriore ha sempre meno importanza. Lei crede che si potrà migliorare il mondo?
Non credo più che si possa migliorare qualcosa nel mondo esterno senza aver prima fatto la nostra parte dentro di noi.
Grazie e buona vita