Dalle parole del presidente dell’organizzazione, Sultan Al Jaber: «nessuna scienza dimostra che un’uscita dai combustibili fossili è necessaria per limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi centigradi sopra i livelli pre-industriali» e <<senza petrolio si torna al tempo delle caverne» si è giunti, come spesso avviene, alle solite scappatoie offerte all’industria dei combustibili fossili.

A tre anni dall’attuazione degli Accordi sul Clima di Parigi, abbiamo avuto modo di leggere che solo 3 tra i paesi del G20 hanno implementato o previsto dal 2020 a questa parte delle soluzioni efficaci volte a contenere il riscaldamento globale entro gli 1,5 gradi. Basti considerare che solo i Paesi del G20 hanno fornito al settore del petrolio, del gas e dell’energia fossile 3,7 migliaia di miliardi di dollari tra il 2017 e il 2021. Ora, ci è stato fatto credere che la svolta c’è stata ma si ritiene che sia solo sulla carta. Il documento finale approvato se da una parte indica infatti, per la prima volta, un impegno esplicito verso la transizione «fuori» dalle energie fossili, entro il 2050>>, dall’altra non dice nulla sulla strada da percorrere per raggiungere l’obiettivo.  La risoluzione ha il pregio di scrivere, per la prima volta, l’immagine di un mondo senza combustibili fossili ma non parla neppure su alcun vincolo per fissare al 2025 il punto di svolta nelle emissioni di CO2.

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