Dopo avere visitato i campi di concentramento di Auschwitz e Birkenau, ho voluto e potuto, nei giorni scorsi, calpestare anche il suolo della foiba di Basorizza. Sono luoghi dove l'uomo ha tradito Dio. Non è stata la felicità di pochi a consegnare alla storia eccidi, violenze, etnocidi, distruzione di popoli e culture, di paesaggi e ambienti? La felice integrazione nell'Unione europea di italiani e sloveni è il migliore viatico per realizzare il sogno di vivere nella libertà, nella democrazia e nella pace.

Nessuna attività riduzionista, negazionista o giustificazionista di quei crimini, potrà mai cancellare la tragedia degli infoibati e degli esuli giuliano-dalmati. La loro sofferenza non è un patrimonio di parte ma è patrimonio di tutti gli uomini di buona volontà. Ogni commemorazione di crimini che la storia consegna unisce l'umanità ferita. Chi giudica i vinti e non è turbato profondamente per quanto è accaduto sceglie di strumentalizzare questi momenti e di costruire la civiltà del rancore. La speranza che non nasca più “Caino” è stata e sarà sempre l'ultima a morire. La consapevolezza che il malvagio è sempre in agguato non dovrebbe assuefare all'accettazione, tout court, del male. Tale certezza è un fondamentale motivo per imparare dalla storia umana, almeno da quella degli ultimi cento anni.

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