Siamo in tanti a domandaci perché le ragazze e i ragazzi di Pisa e di Firenze, con tanta rabbia velenosa, sono stati caricati, umiliati, terrorizzati, picchiati a sangue da appartenenti alle forze dell’ordine. Queste sono composte da cittadini responsabili e attivi nel promuovere la partecipazione piena e consapevole alla vita civica, culturale e sociale delle comunità.

Rispettano le regole che sono alla base dello stare bene in gruppo e i valori della Costituzione italiana, rispettano l’altro, vivono la libertà di espressione, ripudiano e combattono ogni forma di violenza come la mafia e il femminicidio. Ritengo che non devono e non meritano di essere messe in discussione. E allora, su quanto accaduto,  la tempestiva chiarezza, che in Italia non è stata mai troppa da parte delle Istituzioni, non è il modo migliore per onorare i tanti fedeli servitori dello Stato che, con grandi sacrifici e, rischiando la vita, garantiscono la sicurezza “da potenziali intrusioni nell’ambito di sfere individuali di libertà”, ma anche della sicurezza “di poter esprimere in pieno la propria personalità, attraverso il patrimonio costituzionale dei diritti e nell’ambito del (e non prescindendo dal) contesto sociale di riferimento”?

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