Sulla spiaggia ionica di Capo Zefirio, fu rinvenuta, in illo tempore, una statua di alabastro alta 60 centimetri. Lo stupore fu tanto che molti abitanti, dei paesi limitrofi, si recarono sul posto per vedere
la scultura raffigurante una Madonna con in braccio il suo Bambino e ai suoi piedi, legato ad una catena, un piccolo negretto. Si aprì una controversia fra gli abitanti di Ferruzzano e quelli del vicino Bruzzano su chi l’avrebbe portata al suo paese per venerarla. La decisione, si narra, fu la conseguenza di quanto è avvenuto lungo la processione, preceduta da un carro trainato da buoi. Infatti, in agro del comune di Ferruzzano, il corteo si dovette arrestare perché i buoi che trasportavano la scultura si fermarono e si inginocchiarono, non volendo più sapere di continuare. I fedeli, all’unisono, capirono e stabilirono che in quel luogo doveva essere costruito un edificio di culto per custodire la sacra scultura. Si tramanda pure che la “Madonna della catena” dovesse uscire, dalla chiesa, prima del tramonto per essere condotta, in processione, a Bruzzano, altrimenti l’avrebbero presa in consegna gli abitanti di Ferruzzano. Di fatto questo non è mai avvenuto, per cui la prima domenica di settembre, dalla chiesetta ricostruita più volte a causa dei terremoti, la statua viene portata in processione lunga la strada “u ritu”.
La chiesetta è facilmente raggiungibile deviando a sinistra, per qualche chilometro, dalla strada che da Ferruzzano marina conduce a Ferruzzano superiore. Ognuno invada il proprio territorio, dando un poco di ossigeno all'economia locale asfittica anche in tempi normali.