Lo statista piemontese, giunto in riva allo stretto di Messina, all’indomani del terremoto che sconvolse le città di Messina e di Reggio Calabria, è

conosciuto ai più perché, realizzò, con l’Associazione Nazionale per gli interessi del Mezzogiorno d’Italia, tra il 1910 ed il 1928, centinaia di asili, di scuole, di corsi serali, biblioteche popolari, ambulatori antimalarici e colonie montane nei paesi più poveri e più sperduti dell’Aspromonte. In questo contesto di “pensiero e azione”, oltre un secolo fa, nel 1912,  mettendo in risalto un’Italia dimenticata da uno Stato colpevolmente assente, così scriveva: "Invece di profondere milioni a creare nuove e sempre pestifere clientele politiche (...) lo Stato faccia ciò che gli individui isolati non sono stati finora capaci di fare: renda giustizia a tutti ed instauri il regno della sicurezza personale per chi vuole lavorare, (...) si trascurano in modo indegno e vergognoso quelle che furono sempre dello Stato le funzioni essenziali: tenere a segno i malviventi ed impartire giustizia rigida ed imparziale a tutti".  Emblematico è rimasto il suo scritto «Tra la perduta gente» del 1928 sulle condizioni di arretratezza e abbandono del piccolo villaggio calabrese di Africo. Luigi Einaudi, nel 1952 lo nominò senatore a vita per gli altissimi meriti conseguiti nel corso della sua lunga attività sempre “nobilmente ispirata alle esigenze dell’elevazione umana e sociale”. Morì a Roma nel 1963, lasciando debiti, ma anche una notevole produzione parlamentare finalizzata soprattutto alla difesa e alla valorizzazione del patrimonio artistico e ambientale e ai problemi della scuola.

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