Il contatto ravvicinato tra individui comporta un rischio di cui non può fare a meno di correre quella persona che, per motivi di lavoro e di salute,
non ha alternativa ai mezzi di trasporto pubblici e o privati. Gli altri, per esempio, rinunciando, per il bene comune, a certi piaceri come lo sci alpino che necessita dell’impiego di impianti di risalita collettivi come le cabinovie, dovrebbero sentire nel loro intimo il richiamo delle persone ricoverate e che giacciono sole in un letto di ospedale, ma anche di quelle che sono andate via senza neanche un saluto. Questa invisibile voce non invita alla rinuncia, ma a modificare l’approccio invernale alla montagna nella prossima stagione invernale, almeno fino a quando la pandemia non avrà raggiunto livelli sostenibili. Così come gli insegnanti e gli studenti si sono adattati alla didattica a distanza, pur di non rinunciare al dovere di insegnare e di imparare, così anche gli amanti delle attività invernali potrebbero godere delle non poche opportunità che la montagna innevata offre. In alternativa alla velocità e all’ebbrezza di una discesa libera o tra i paletti, gli appassionati dello sci alpino potrebbero assaporare il piacere dello spostamento lento ma ricco, camminando tra i boschi, con le ciaspole e gli sci per escursionismo, lungo percorsi che si sviluppano tra boschi fiabeschi e che, raggiungendo luoghi con vedute mozzafiato consentono di lasciarsi andare a contemplare le bellezze del creato, ma anche di trovare quelle risposte dalla vita che il fascino dei monti imbiancati può dare. E allora, quest’inverno, con questo spirito, portiamoci tutti in montagna, anche i meno giovani, in modo da migliorare le condizioni di salute e, nel contempo, favorire anche lo sviluppo della montagna e dei suoi operatori economici.