Sarebbe opportuno esprimere nei confronti di tutti coloro che sono incapaci di garantirci il rispetto dei nostri diritti alla legalità, quel significativo spirito di accanimento mostrato, sui più svariati temi, soprattutto in ambiente mediatico.
Da quando si è chiusa, dopo 11 processi, ma senza condanne per mandanti ed esecutori, la vicenda della bomba esplosa, nella Banca Nazionale dell'Agricoltura, in Piazza Fontana a Milano, che ha ucciso 17 persone e ferito 88, segnando l’inizio della lunga stagione della “strategia della tensione”, il pensiero che ricorre in molti cittadini, in talune circostanze, è quello che lo Stato e l'antistato si siano incontrati, si incontrano e, purtroppo, continueranno a incontrarsi nelle attività di depistaggio e complicità, con buona pace pure degli ignavi. Appare, nell’immaginario collettivo, che c’è l’impegno morale solo di singole persone, mentre, è diventata prassi, abbondantemente collaudata, che chi deve legiferare e applicare le leggi, a garanzia del dettato costituzionale, operi, o quasi, per costruire privilegi per pochi a discapito di tanti. Diventa improcrastinabile un grande impegno di tanti, perché si realizzi il sogno di vedere il popolo italiano diventare una “pigna” e, avendo abbandonato il “tifo di parte”, ricercare quella sicurezza sociale ancora non garantita, anche e non solo, alla luce di vicende, che mostrano risvolti poco chiari e talvolta drammatici, come quelle legate ai rifiuti urbani e speciali, alla depurazione, al dissesto idrogeologico. La mancanza di attività educative e repressive nei confronti di chi si rende responsabile di violazioni e di chi omette di intervenire è la chiara dimostrazione che porta al pensiero dello scrittore aspromontano Corrado Alvaro “La disperazione più grande che possa impadronirsi di una società è il dubbio che essere onesti sia inutile” e non è giusto che sia così.