La visione del film TV «L’amore vince tutto», con Cristiana Capotondi, che ripercorre i primi anni, dal 1943 al 1946 della vita di
Chiara Lubich, mandata recentemente in onda su RAI uno, mi ha riportato alla mente i felici anni universitari fiorentini.

Rimembro la frequentazione del Centro internazionali studenti intitolato al grande Giorgio La Pira di via de' pescioni, nel quale fui condotto da Tarcisio e Paolo, vignolesi, coinquilini nella Casa di ospitalità di viale dei Mille, parrocchia dei "Sette Santi".Ebbi così modo di venire in contatto con persone di ogni dove,  gran parte gravitanti  nel movimento dei focolarini, che mi trasmisero un rinnovato entusiasmo verso la fratellanza universale. La partecipazione alla Mariapoli, al palazzetto dello sport di Siena, prima e, successivamente, a indimenticabili giornate a Loppiano, mi hanno fatto respirare la palpabile fratellanza universale alimentata  dalla gioia dello stare insieme. Le canzone dei Gen Rosso e Verde diventavano la colonna sonora di quei momenti molto formativi per il mio credo. Negli anni successivi rivivevo qualcuna di quelle sensazioni giovanili quando  trovavo all'ingresso delle chiese un foglio ( qualcuno  l'ho costudito gelosamente), "parola di vita" , la cui lettura mi trasmetteva parole di unità, pace, speranza e fratellanza. Oggi, grazie a un caro amico, quella Parola di Vita la ritrovo, periodicamente, sul mio WhatsApp e la leggo molto piacere anche se non è più scritta da Chiara Lubich, “donna costruttrice di pace”, esemplare testimone del nostro tempo e di significativi modelli di vita.

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