Questa attività economica, un tempo molto diffusa, trovava la sua massima espressione, nel reggino, soprattutto sul versante ionico e più precisamente nella zona grecanica ( Bova, Condofuri, Roccaforte del greco, Bagaladi, Brancaleone, Staiti, Ferruzzano . Bruzzano ) e nell'entroterra di Bianco (Caraffa, Casignana, Samo, San Luca). Oltre alla "pezzara", ovvero una sorta di tessuti a strisce realizzati con i resti delle varie stoffe, un prodotto tipico della tessitura erano le coperte di ginestra realizzate con le fibre di questo vegetale che veniva raccolto, macerato, cardato e quindi tessuto. Nel mese di agosto, le donne, curve o appoggiate col ventre sulla roccia, protendevano le braccia per tagliare con la roncola la ginestra ('U spartu) che poi accatastano sul terreno. Mediante un lavoro lungo e penoso, le cataste venivano trasportate sul greto della fiumara, dove tutta la ginestra veniva messa nelle caldaie poggiate su massi o improvvisati tripodi e fatta bollire, prima che finiva il mese. Tolta poi dalle caldaie, essa era pronta per essere sfilata. Questo lavoro si eseguiva, cacciando a filo a filo la pellicola o la membrana, che doveva essere battuta. Dopo la bollitura e la sfilatura la ginestra veniva battuta nella maciulla e poi messa ad imbiancare, al sole. Durante l'inverno le donne filavano la ginestra e poi le tessitrici ne facevano tela, con la quale le famiglie si coprivano. La coperta è ruvida, ma buona e duratura.

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