Benvenuto!
Avrei voluto incontrarti, ma poi ho preferito scrivere.
Sul sito dove siete arrivati, ho raccolto alcuni dei miei scritti facilmente consultabili nelle varie sezioni del sito-web.
Divulgo quanto i miei sensi e miei pensieri hanno percepito in oltre mezzo secolo di vita vissuta prevalentemente a Reggio Calabria, ma anche a Firenze, Caserta e Bruxelles. I tanti viaggi mi hanno consentito di poter accrescere le conoscenze e di saldare gli affetti familiari.
Ho pubblicato quattro libri e collaborato alla stesura di altri.
Buona navigazione!
La modifica della preghiera "Padre nostro" mi ha portato a pensare alla "Preghiera semplice" di San Francesco e, quindi, ad aggiungere una ulteriore interpretazione, in relazione a questo momento storico nel quale lo scoramento spadroneggia e che, talvolta, porta a pensare ad un generale disimpegno.
Lascio ogni commento e una preghiera per tutti coloro che amano la pace e la giustizia.
Il territorio della città di Palmi offre la possibilità di osservare vedute dello stretto di Messina, del favoloso promontorio di Scilla, cantato da Omero, delle isole Eolie e di Capo Vaticano, percorrendo itinerari caratterizzati da un susseguirsi di strapiombi su baie, scogliere e rocce della Costa Viola, così definita dal filosofo greco Platone, venuto a visitarla 2300 anni.
Inoltre, oltre la cima del Monte Sant’Elia con il percorso chiamato “ il Tracciolino”, costituiscono uno scrigno la grotta di Tràchina (luogo d’incontro di tante popolazioni ) e due ville ottocentesche proiettate sul mare, con paesaggi mozzafiato. Queste, appartenenti a Ermelinda Oliva e Leonida Repaci, hanno ospitato importanti poeti, scrittori e pittori e le loro opere.
A distanza di qualche chilometro, a Taureana, percepisco e vivo sempre una forte emozione ogni volta che mi calo in una cripta sotterranea, scoperta per caso nel 1952, dove ha vissuto San Fantino, il Santo più antico della Calabria.
Questa attività economica, un tempo molto diffusa, trovava la sua massima espressione, nel reggino, soprattutto sul versante ionico e più precisamente nella zona grecanica ( Bova, Condofuri, Roccaforte del greco, Bagaladi, Brancaleone, Staiti, Ferruzzano . Bruzzano ) e nell'entroterra di Bianco (Caraffa, Casignana, Samo, San Luca). Oltre alla "pezzara", ovvero una sorta di tessuti a strisce realizzati con i resti delle varie stoffe, un prodotto tipico della tessitura erano le coperte di ginestra realizzate con le fibre di questo vegetale che veniva raccolto, macerato, cardato e quindi tessuto. Nel mese di agosto, le donne, curve o appoggiate col ventre sulla roccia, protendevano le braccia per tagliare con la roncola la ginestra ('U spartu) che poi accatastano sul terreno. Mediante un lavoro lungo e penoso, le cataste venivano trasportate sul greto della fiumara, dove tutta la ginestra veniva messa nelle caldaie poggiate su massi o improvvisati tripodi e fatta bollire, prima che finiva il mese. Tolta poi dalle caldaie, essa era pronta per essere sfilata. Questo lavoro si eseguiva, cacciando a filo a filo la pellicola o la membrana, che doveva essere battuta. Dopo la bollitura e la sfilatura la ginestra veniva battuta nella maciulla e poi messa ad imbiancare, al sole. Durante l'inverno le donne filavano la ginestra e poi le tessitrici ne facevano tela, con la quale le famiglie si coprivano. La coperta è ruvida, ma buona e duratura.
A Bruxelles, nel 1985, cominciai a occuparmi del bergamotto quando il frutto era considerato un prodotto destinato esclusivamente al settore industriale. Di conseguenza, poiché non era destinato all'alimentazione umana, i produttori di bergamotto venivano esclusi dai benefici economici, che avrebbero goduto tutti gli altri agrumicoltori.
La visione del film TV «L’amore vince tutto», con Cristiana Capotondi, che ripercorre i primi anni, dal 1943 al 1946 della vita di
Chiara Lubich, mandata recentemente in onda su RAI uno, mi ha riportato alla mente i felici anni universitari fiorentini.
Nei primi mesi del lockdown il disorientamento temporale l'ha fatto da padrona. Occorreva rimodulare l'organizzazione spazio - temporale perché l’improvviso e impensabile divenire non si trasformasse in un impoverimento. Ed ecco che si è fatto avanti il desiderio associato al piacere, di consegnare i miei “albeggianti” istantanei pensieri sia al tempo, per comprendere la loro naturale evoluzione, ma anche a chi avrebbe potuto trovare da, quelli, spunti di riflessione, di stimolo e di approfondimento, ricevendo in tal senso molti riscontri.
La coltivazione del gelsomino a fini industriali nella provincia di Reggio Calabria appartiene, ormai, al passato. La presenza in questa area risale al 1928 quando è stato impiantato in una striscia di terra situata sul litorale jonico compreso fra i comuni di Brancaleone, Bruzzano e Ferruzzano.
La coltura ha caratterizzato notevolmente il paesaggio antropico del litorale ed ha fornito persino il nome alla costa che, per distinguerla da altre più famose, viene denominata come Costa del gelsomino.