Benvenuto!
Avrei voluto incontrarti, ma poi ho preferito scrivere.
Sul sito dove siete arrivati, ho raccolto alcuni dei miei scritti facilmente consultabili nelle varie sezioni del sito-web.
Divulgo quanto i miei sensi e miei pensieri hanno percepito in oltre mezzo secolo di vita vissuta prevalentemente a Reggio Calabria, ma anche a Firenze, Caserta e Bruxelles. I tanti viaggi mi hanno consentito di poter accrescere le conoscenze e di saldare gli affetti familiari.
Ho pubblicato quattro libri e collaborato alla stesura di altri.
Buona navigazione!
Questa attività economica, un tempo molto diffusa, trovava la sua massima espressione, nel reggino, soprattutto sul versante ionico e più precisamente nella zona grecanica ( Bova, Condofuri, Roccaforte del greco, Bagaladi, Brancaleone, Staiti, Ferruzzano . Bruzzano ) e nell'entroterra di Bianco (Caraffa, Casignana, Samo, San Luca). Oltre alla "pezzara", ovvero una sorta di tessuti a strisce realizzati con i resti delle varie stoffe, un prodotto tipico della tessitura erano le coperte di ginestra realizzate con le fibre di questo vegetale che veniva raccolto, macerato, cardato e quindi tessuto. Nel mese di agosto, le donne, curve o appoggiate col ventre sulla roccia, protendevano le braccia per tagliare con la roncola la ginestra ('U spartu) che poi accatastano sul terreno. Mediante un lavoro lungo e penoso, le cataste venivano trasportate sul greto della fiumara, dove tutta la ginestra veniva messa nelle caldaie poggiate su massi o improvvisati tripodi e fatta bollire, prima che finiva il mese. Tolta poi dalle caldaie, essa era pronta per essere sfilata. Questo lavoro si eseguiva, cacciando a filo a filo la pellicola o la membrana, che doveva essere battuta. Dopo la bollitura e la sfilatura la ginestra veniva battuta nella maciulla e poi messa ad imbiancare, al sole. Durante l'inverno le donne filavano la ginestra e poi le tessitrici ne facevano tela, con la quale le famiglie si coprivano. La coperta è ruvida, ma buona e duratura.
A Bruxelles, nel 1985, cominciai a occuparmi del bergamotto quando il frutto era considerato un prodotto destinato esclusivamente al settore industriale. Di conseguenza, poiché non era destinato all'alimentazione umana, i produttori di bergamotto venivano esclusi dai benefici economici, che avrebbero goduto tutti gli altri agrumicoltori.
La visione del film TV «L’amore vince tutto», con Cristiana Capotondi, che ripercorre i primi anni, dal 1943 al 1946 della vita di
Chiara Lubich, mandata recentemente in onda su RAI uno, mi ha riportato alla mente i felici anni universitari fiorentini.
Nei primi mesi del lockdown il disorientamento temporale l'ha fatto da padrona. Occorreva rimodulare l'organizzazione spazio - temporale perché l’improvviso e impensabile divenire non si trasformasse in un impoverimento. Ed ecco che si è fatto avanti il desiderio associato al piacere, di consegnare i miei “albeggianti” istantanei pensieri sia al tempo, per comprendere la loro naturale evoluzione, ma anche a chi avrebbe potuto trovare da, quelli, spunti di riflessione, di stimolo e di approfondimento, ricevendo in tal senso molti riscontri.
La coltivazione del gelsomino a fini industriali nella provincia di Reggio Calabria appartiene, ormai, al passato. La presenza in questa area risale al 1928 quando è stato impiantato in una striscia di terra situata sul litorale jonico compreso fra i comuni di Brancaleone, Bruzzano e Ferruzzano.
La coltura ha caratterizzato notevolmente il paesaggio antropico del litorale ed ha fornito persino il nome alla costa che, per distinguerla da altre più famose, viene denominata come Costa del gelsomino.
Sarebbe opportuno esprimere nei confronti di tutti coloro che sono incapaci di garantirci il rispetto dei nostri diritti alla legalità, quel significativo spirito di accanimento mostrato, sui più svariati temi, soprattutto in ambiente mediatico.
Cosa vuol dire avere 57 mm di pioggia, in un lasso di tempo molto breve, in un territorio pressoché impermeabilizzato e pianeggiante, lungo 2000 metri e largo 800, posizionato a una quota più bassa
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